domenica 23 febbraio 2014

Bufera sugli opuscoli contro le discriminazioni sessuali. Politica e gerarchie ecclesiastiche rispettino l’autonomia dell’Unar

Dichiarazione di Filippo Miraglia, responsabile immigrazione Arci

L’Unar, e cioè l’Ufficio che ha il compito di contrastare le discriminazioni, pubblica un opuscolo intitolato “Educare alla diversità a scuola”, e ancora prima che il testo arrivi agli insegnanti si scatena il finimondo. L’opuscolo infatti fa parte di un Kit per docenti delle scuole pubbliche contro tutte le discriminazioni basate su orientamento sessuale e identità di genere, in cui si afferma tra l’altro che “i rapporti omosessuali sono naturali” e “il sesso non si fa solo per avere bambini”.
Eresia! Partono all’attacco Avvenire, il quotidiano della Cei, e sette senatori del Nuovo centrodestra che ne chiedono l’immediato ritiro. Mentre il viceministro Guerra, sostenendo di non essere stata preventivamente informata dell’iniziativa, di fatto sfiducia il direttore dell’Unar a cui invia formale nota di ‘demertito’ e dichiara che gli opuscoli dovranno passare al vaglio di Miur e Pari opportunità prima di essere distribuiti. Insomma al vaglio della censura.

L’episodio non solo denota la sudditanza di governo e istituzioni alla più retriva cultura cattolica, ma esplicita la mancanza di autonomia dell’Unar, considerato propaggine del governo di turno, contro le direttiva dell’Unione Europea che ha invece stabilito con chiarezza che gli organismi preposti al contrasto delle discriminazioni devono essere sottratti al controllo politico, agli umori delle maggioranze di governo, trattandosi di una materia che qualifica la democrazia di un paese. Soprattutto di un paese come il nostro, dove il potere delle gerarchie ecclesiastiche e dei partiti che più ne subiscono l’influenza hanno impedito di legiferare per salvaguardare diritti fondamentali, a tutela per esempio delle coppie di fatto, dei matrimoni fra persone omosessuali e persino l’approvazione di una buona legge contro l’omofobia. Nelle scuole pubbliche si insegna la religione cattolica, con insegnanti scelti direttamente dalla Curia, e la c.d. ‘ora di alternativa’ non è mai stata strutturata.

Chiediamo quindi che si ripristini la legalità, applicando la direttiva europea e riconoscendo all’Unar l’autonomia che le compete per poter svolgere efficacemente il suo ruolo, liberandola da ogni controllo politico di parte.
Che il Parlamento si esprima con chiarezza in questo senso, mettendo fine a un’anomalia e a una doppiezza che rende l’Italia assolutamente poco credibile quando, come in occasione dei giochi di Sochi, si richiama il governo russo al rispetto dei diritti delle persone gay e poi si censura un opuscolo che ha il ‘torto’ di spiegare perché quei diritti vanno rispettati.
Che il kit predisposto per le scuole venga consegnato agli insegnanti, come previsto dal progetto di Unar, e si cominci finalmente una seria opera di sensibilizzazione e formazione fra i nostri giovani su diritti che rispondono in primo luogo al principio di uguaglianza stabilito dalla nostra Costituzione.

Roma, 17 febbraio 2014

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