domenica 24 aprile 2011

25 Aprile LIBERA TUTTI



















25 aprile 1945, la Resistenza per una nuova Costituzione - 25 aprile 2011 la Costituzione per una nuova resistenza.
Come ogni anno l'Arci e i suoi circoli saranno impegnati nelle celebrazioni del 25 aprile. Una data che assume quest’anno particolare significato per la coincidenza con il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Mai come oggi, infatti, c'è bisogno di tornare ad attingere ai valori che animarono la Resistenza per ritrovare il senso della coesione e dell’unità del Paese attorno ai principi della sua Costituzione democratica.
A questo scopo l'Arci ha realizzato una piccola pubblicazione chiamata W la Costituzione, con alcuni degli articoli fondamentali della nostra Carta Costituzionale illustrati a fumetti, che verrà distribuita nel corso delle tante iniziative promosse dai comitati e dai circoli di tutta Italia.

domenica 17 aprile 2011

Per Vittorio Arrigoni, umano giusto


Non c'è neppure stato il tempo di iniziare a mettere in fila le firme sul primo appello per la sua liberazione, che arrivavano a valanga nella notte da ogni angolo di Italia.Vittorio Arrigoni è stato ucciso a Gaza, a trentasei anni, poche ore dopo il suo sequestro.Ogni giorno per anni ci ha raccontato la lotta per la sopravvivenza di due milioni di persone rinchiuse nell'assedio, bombardate, affamate, umiliate.Aveva scelto di stare all'inferno per aiutare a rompere il silenzio. Aiutava con immagini e parole, indipendenti e imparziali come la vita vera, chi volesse raccontare la verità.A parte pochissimi, nessuno guarda a Gaza. E' diventata ormai un buco nero nella cronaca e nella politica.Una gigantesca macchia oscura nell'etica e nella morale collettiva, impastata di indifferenza e di enormi complicità con l'orrore.Vittorio è morto ammazzato. La sua morte oggi strappa il velo sulla Striscia e parla.Che possa parlare davvero a tutti, Vittorio, anche ora che non c'è più.Che semini ancora l'insopportabilità dell'ingiustizia, delle doppie misure, dell'ipocrisia in cui viviamo immersi.Abbracciamo i familiari, l'International Solidarity Movement, gli amici.Ringraziamo le autorità palestinesi che si sono adoperate per la sua liberazioneSiamo a fianco della popolazione di Gaza e dei giovani che si sono mobilitati per salvagli la vita.Rinnoviamo l'impegno contro l'assedio, contro l'occupazione israeliana, per una pace fondata sulla giustizia.Continuiamo l'azione politica, culturale e umanitaria per rompere l'isolamento di Gaza.L'omicidio di Vittorio non sia utilizzato come ulteriore pretesto per impedire la presenza nell'area di volontari, cooperanti e testimoni.Restiamo umani, ci ha sempre ripetuto Vittorio. A qualunque latitudine, facciamo parte della stessa comunità.Ogni uomo, ogni donna, ogni piccolo di questo pianeta, ovunque nasca e viva, ha diritto alla vita e alla dignità.Gli stessi diritti che rivendichiamo per noi appartengono anche a tutti gli altri e le altre, senza eccezione alcuna.Restiamo umani, anche quando intorno a noi l'umanità pare si perda.Tante le iniziative che si stanno organizzando nelle città in tutta Italia.A Roma il 16 aprile alle 10.30 presso la Sala Di Liegro di Palazzo Valentini l'appuntamento è per tutti coloro che vogliono ricordarlo e rendere omaggio al suo lavoro, al suo coraggio, alla coerenza che ha guidato le sue scelte di vita.

giovedì 7 aprile 2011

IL NOSTRO LUTTO, IL NOSTRO IMPEGNO


LA TRAGEDIA DEL CANALE DI SICILIA IL NOSTRO LUTTO, IL NOSTRO IMPEGNO

La tragedia avvenuta ieri nel canale di Sicilia ci interroga su quanto il nostro paese e l’Europa tutta stiano smarrendo il senso di umanità che è presupposto di ogni democrazia. Quelle morti non sono frutto del caso. C’è una responsabilità collettiva delle nostre società ed una, più pesante, di chi ricopre ruoli istituzionali e ha il potere di produrre, con le proprie scelte, conseguenze concrete sulla vita delle persone. Oggi la Camera dei Deputati ha giustamente osservato un minuto di silenzio per quelle vittime innocenti. Ma non possiamo dimenticare che il 6 febbraio del 2009 lo stesso Parlamento ratificava il trattato di amicizia italo libico prevedendo l’impiego di mezzi e risorse per controllare le frontiere e impedire le partenze verso l’Italia. Il 6 maggio 2009, dopo che per anni le navi italiane avevano soccorso i migranti anche fuori dalle acque territoriali, per la prima volta il nostro Paese respinse 3 barche con 227 persone a bordo, cancellando d’un colpo il principio di non respingimento previsto dell’art.33 della Convenzione di Ginevra sul diritto d’asilo. Quei 227 provenivano dal corno d’africa, la stessa regione da cui provengono i morti di oggi. Profughi secondo la rappresentazione di oggi, ma clandestini da rimandare nelle mani dei loro aguzzini secondo quanto affermato dal nostro Governo. Nulla succede per caso. In realtà queste vite umane sono sacrificate sull’altare della ragion di stato e della propaganda elettorale permanente a cui siamo sottoposti. Noi pensiamo che si possa e si debba reagire. Sarebbe stato giusto proclamare domani una giornata di lutto nazionale, perché anche quei bambini, quelle donne e quegli uomini fanno parte della nostra comunità umana. Noi dell’ARCI lo faremo. Chiederemo alle nostre strutture di esporre un segno di lutto nelle sedi, di listare a lutto giornali e siti web, di osservare un minuto di silenzio nelle iniziative in programma nei circoli Arci, di fare ogni altro gesto che possa servire a ricordare il sacrificio di quegli esseri umani e le nostre responsabilità. E faremo anche un piccolo gesto individuale. Porteremo un fiore, una rosa rossa, davanti ai nostri municipi. Perché quelle sedi rappresentano la comunità locale. La comunità che mancava a quelle vittime della frontiera fuggite dalle guerre in cerca di sicurezza e protezione per se e per i loro figli. A Roma davanti al Campidoglio deporremo 250 rose, una per ciascuna di quelle persone che non incontreremo mai e che sarebbero potuti diventare romani, bolognesi o milanesi come noi. A loro vogliamo dare simbolicamente, almeno per un giorno, cittadinanza in questo Paese che li ha respinti e li ha costretti ad un viaggio mortale. E al tempo stesso continueremo ad impegnarci concretamente, coi nostri circoli nei territori, per garantire accoglienza e protezione a chi sta arrivando. Continueremo a chiedere che siano aperti adesso canali umanitari per gli altri profughi che sono ancora in Libia e Tunisia, che venga fermata la macchina dei respingimenti, che il nostro paese faccia il suo dovere per sostenere concretamente i diritti umani e i processi di democratizzazione nel nord Africa.