giovedì 3 gennaio 2008

Noi non vogliamo archiviare il G8


Noi non vogliamo archiviare il G8. E non vogliamo archiviare il movimento che lo ha costruito. C'è davvero un gran bisogno di non archiviare, nonostante le voci dei benpensanti che ripetono: "adesso basta con questa storia".

Ce n'è bisogno perché da quel luglio 2001 sono successe molte cose. Fatti culturali e politici di grande rilievo. Alcuni dicono che il G8 di Genova sia stato una sorta di mito fondativo per un movimento che di strada ne ha fatta davvero tanta. E forse hanno ragione, perché davvero quel movimento ha disvelato e portato in primo piano una questione capitale: le ingiustizie di questa globalizzazione.

Ma quelle ingiustizie, anziché attenuarsi, si sono radicalizzate: due guerre sono intercorse; l'11 settembre ha ulteriormente sbarrato la strada alla costruzione di un equilibrio geopolitico; l'ennesimo G8 non ha concluso nulla, ed ora le nuove inquietanti proposte del WTO.Tuttavia le idee di quel movimento sono cresciute, diventando senso comune e acquisizione matura della necessità di un cambiamento di rotta. Lula ha vinto le elezioni in Brasile e la destra comincia ad arrancare in Europa. Il vento non è ancora quello giusto, ma comincia a spirare.

Ne abbiamo fatta di strada. Purtroppo la discussione politica in Italia è condizionata dalla presenza ridondante del Cavaliere, che con le sue proposte immorali costringe la sinistra alla discussione su temi davvero poco interessanti per il futuro del Paese e di noi tutti esseri umani.Mentre ci accapigliamo a discutere del lodo Schifani, diventano esecutive una serie di leggi sul lavoro che reiseriscono tipologie lavorative che speravamo spazzate via dalla storia. E mentre tutti discutono del perseguitato Previti, passano leggi sulla gestione dei servizi di pubblica utilità che privatizzano anche le lumache di passaggio per i giardini di quartiere.

Ma sono altre le questioni vere. Anche per questo è stato importante rivederci tutti a Genova intorno al 20 luglio.

Amnesty international ha definito i fatti di Genova come la più grande violazione dei diritti umani in un paese occidentale dalla seconda guerra mondiale ad oggi. La magistratura più coraggiosa ha scoperto qualcosa del disegno repressivo di Genova. Pensiamo alla Diaz: per tutte le persone coinvolte - accusate di resistenza aggravata - è stata richiesta l'archiviazione. Ed è il minimo: non avevano fatto nulla. E' ormai accertato che le molotov trovate nella scuola sono state nascoste lì col tacito assenso di altissimi funzionari di polizia; è stato dimostrato che il poliziotto che aveva detto di essere stato accoltellato - motivo ufficiale per cui erano scattate la repressione e la violenza - ha mentito palesemente. Sulla caserma di Bolzaneto ancora dobbiamo sapere molte cose, ma anche qui stanno venendo alla luce comportamenti non chiari delle forze dell'ordine.

Ma esiste purtroppo - e non è guaio da poco - una Magistratura meno coraggiosa che ci dice che non c'è "nessun colpevole" per le violenze gratuite perpetrate in strada, e che fa vergognosamente archiviare il caso Giuliani. Troppe erano e sono le versioni dei fatti spesso contrastanti tra di loro su quella tragica vicenda. La presenza di quelle contraddizioni doveva portare ad un pubblico dibattimento in aula, affinchè si scoprisse la verità. Avere archiviato quel caso è un atto grave che ancora una volta ci allontana dalla verità. E non solo da quella relativa a Piazza Alimonda, ma anche da quella sino ad oggi inesplorata, e molto inquietante, dei fatti di via Tolemaide.

Nessuno di noi vuole restare su quelle vicende per tutta la propria vita, con un atteggiamento inutilmente nostalgico. Ciascuno di noi - però - chiede semplicemente due cose: verità e giustizia. Le otterremo mai? Chissà. Intanto, non possiamo non appoggiare i comitati e le associazioni che stanno lavorando perché certe vergognose menzogne non ci inquinino più.

Comitato Piazza Carlo Giuliani http://www.piazzacarlogiuliani.org/

Comitato Verità e Giustizia per Genova http://www.veritagiustizia.it/

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